L`India è un paese dai grandi numeri: settimo stato al mondo per estensione geografica e seconda solo alla Cina in termini di popolazione, anche a livello economico è inserita in posizioni di rilievo nell`elenco delle economie a più alto tasso di crescita. L`India è poi, dopo l`Africa, il più grande contenitore geografico per moltitudine e diversità culturale, genetica e linguistica. Ma è esattamente quest`ultimo, quello linguistico, il fattore che la pone primo posto indiscusso di una classifica alquanto particolare, quella delle lingue utilizzate.
Quando nel 1950 l`India divenne una repubblica e varò la propria costituzione, decise di non designare una lingua nazionale, ma piuttosto di riconoscere un`insieme di 22 lingue che possono essere utilizzate ufficialmente dai diversi stati a livello amministrativo e come mezzo di comunicazione verso il governo nazionale. L`India infatti è una confederazione di stati con parlamenti e governi autonomi, che nel 1956 vennero formati seguendo un criterio linguistico.
Ovviamente, la scelta delle 22 lingue non esclude il fatto che nella babele linguistica indiana esistano e siano ampiamente parlate almeno una quindicina di altre lingue, oltre che migliaia di dialetti.
Provando a mettere ordine ragionando a livello di macro-gruppi, le lingue indiane appartengono principalmente a due famiglie linguistiche: quella Indo-Ariana e quella Dravidica. E in percentuali minori alle famiglie Austroasiatiche e Tibeto-Birmana.
Sempre in tema di classifiche, l`hindi è parlato e compreso sia come prima che come seconda lingua da più di metà degli indiani, ed è riconosciuto come idioma ufficiale dell`Unione. L`hindi gioca il ruolo di lingua veicolare, principalmente nella parte nord del subcontinente dove è più ampia la diffusione delle lingue indo-arie, mentre resistenze maggiori al suo utilizzo come lingua franca tra parlanti di diversa origine linguistica si riscontrano nel sud maggiormente legato a lingue dravdiche come il tamil.
Facendo un passo indietro nel tempo, l`idea originale a seguito dell`indipendenza indiana dall`Inghilterra fu quella di abbandonare l`ufficialità della lingua di sua maestà e di compiere una transizione verso l`adozione dell`hindi come lingua di tutta l`unione. Quello che accadde però, anche a seguito delle problematiche di penetrazione dell`hindi nel sud dello stato, fu che l`inglese non perse in popolarità, tanto che la sua presenza e utilizzo fanno sì che ancora oggi gli venga riconosciuto lo status di lingua ufficiale sussidiaria.
Il dato fondamentale perciò da tenere sempre presente in un`ottica di interpretariato, traduzione e localizzazione in rapporto con la particolare situazione linguistica indiana, non è solo la conoscenza e la padronanza delle varie lingue presenti e utilizzate sul territorio, ma, dato che più che sovente si ha che fare o si deve scegliere l`inglese soprattutto in economia, gestione aziendale, commercio e tecnologia, anche la consapevolezza che lo sforzo che si deve fare è quello di “tradurre” al meglio le variabili culturali legate agli idiomi locali di partenza all`interno di una lingua di comunicazione.
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